Gli ultimi progetti di esposizione fotografica e mista, aggiornati in questa sezione.
Stadi di Moto – Universo Umano 2019/2021
FOTOGRAFIA
Stadi di Moto – Universo Umano è un progetto fotografico nato e curato nel corso di un biennio saturo di trasformazioni e corsi d’identità, durante il quale attraverso l’utilizzo di una macchina fotografica ho avuto la possibilità di avvicinarmi meglio a determinate definizioni appartenenti a luoghi, avverbi, gestualità, volti e sensazioni.
L’obbiettivo cattura e inscena susseguentemente istanti colti per difformi frammenti d’età e anatomia, sperando di distribuire allo spettatore nuovi frangenti e forme di quotidianità.
La fotografia raccolta vuole vestire di un (sur)-realismo che, giustapponendosi all’onirico, ha il compito di raccontare segreti di sconosciuti inconsapevoli, sicuri delle loro emozioni per il tempo che li accompagna, che si trovino all’interno di una stazione ferroviaria, o all’ultimo e più remoto angolo d’ombra di un albero.





Tendi-nm-i (la mano) 2021
ARTI VISIVE MISTE
Tendi-nm-i è un progetto visivo e immaginativo che nasce da un’inquantificabile rassegna di significanti e significati
che legano l’esperienza vitale e la quotidianità degli eventi alla semantica dell’onomatopea, del sostantivo e del verbo.
Un’analisi incontrollata di accostamenti e di racconti che non vogliono essere altro che quello che già sono e riescono ad essere
nel preciso istante in cui vengono identificati nella loro presenza.
Absent-ìo 2021
ARTI VISIVE MISTE
Absent-ìo è un’idea fragile, incerta, oscillante. Un progetto intimo che coinvolge la genesi e la conclusione di un dialogo, testimoniato da una fotografia indolenzita, alle prese con una mancanza d’aria sinaptica. L’apnéa, il voluttuoso gioco delle parentesi assenteiste e dei confini intangibili. Un luogo dove le tracce si perdono con il ribaltamento sintattico dei ruoli umani. Lì dove, attraverso le verità del vissuto, il nome di uno è la porta d’accesso dell’altro-da-sé.





x mamma.
Fedìfagòcito[sì] 2022
FOTOGRAFIA
Fedìfagòcito[sì] – la meccanica della fagocitosi (inglobamento d’éroto-mòzioni) è un’idea fotografica che si pre-fissa lo scopo motivato di esplorare a fondo le meccaniche cave della motricità corporea e vocale, accompagnata da uno studio sul soggetto anatomico-neuromeccanicistico e personale. Un grido d’otturatore, il diaframma che rilascia l’aria composta, il morso esterno e l’impiego mascello-mandibolare superiore e periferico nel moto e nella voracità con cui l’uomo ingloba tutti i racconti del vero che desidera, in un fascicolo d’anteprima. Da bambina, mi si diede il nome di rumino. Ora, sono libera di é-sistere.


da bambino amavo le arance. guardavo le arance, temevo le arance, fàgocitavo le arance. volevo fòndermi con l’abbaglio solare perpetrato sulle superfici grezze della scorza.


ho vìsto mia madre
nuotare in un’arancia,
ho vìsto colare
l’à-more dalla pancia.
ho vìsto un amico
innamòrato del mio còrpo,
ho (s)vìsto svanire l’aroma
con un solo vòlto.
ABIT UDIN I – [TRANS-ABITATI] 2022
FOTOGRAFIA
ABIT UDIN I – [TRANS-ABITATI] è una raccolta visiva generata da traslazioni temporo-spaziali senza cuspidi, né angoli da abitare. Giorni stanchi e guerre alla frenesia, all’inabilità
dell’arido, all’inospitalità delle generazioni del vuoto. Sere d’autunno che appaiono estive, che ingannano il giusto e redimono il vero.
Chi sono, quando non abito? sono, quando qualcuno abita in me? mi sussurro lento, uno sgomento e una conquista.
Mi interrogo sull’immaterialità del confine, delle linee che aleggiano in substrati pluriscenti.
Allora, un pensiero mi accompagna e una sensazione si adagia sulle coste della riva corporea: esser-sì è non sentire d’essere a qualcosa.
nìna d[è]ntro 2022
ARTI VISIVE MISTE
– frammento uno
nìna e la leggerezza.
nìna e l’abdicazione del contatto virtùale 1.0.
Diàdi dialogiche – family talks 2022
spazi (gene)rati, spazi [epi]dis-gregati
FOTOGRAFIA
Diadi dialogiche – Family Talks è una fotografia di attimi localizzati in Italia, che si lascia snodare lungo la riscoperta degli intrecci famigliari e delle dinamiche ambientali intra e inter-sistemiche plurinterazionali, che peculiarmente ne additano i significanti normativi e i moventi subdeterminati. Il nucleo famigliare è il primo ambiente epigenetico all’interno del quale l’uomo muove il corpo e apprende il linguaggio del vocabolario umano socio-emotivo e individualistico: una parentesi stazionaria che verrà riproposta, lungo la linea del tempo, in tutti gli ambienti e le storie epitranscrizionali, vettoriali e esperienziali successive. Esiste, talvolta, un detto siciliano a cui mi sono saputa affezionare in maniera significativa, e a cui presumo ci si leghi quando si ha modo per la prima volta di incominciare a spezzare le norme transgenerazionali che dettano un nome in cui non si ritiene di appartenere: cu nesci, arrinesci. Chi esce, riesce. E se è vero che la protobiologia generazionale evolutiva è un luogo (s)confinato all’interno del quale tutto rimane impresso nella memoria condivisa e psicomotrice dei suoi componenti, la sua equi-potenzialità transazionale permette una nuova riscrittura di quanto vissuto ed elaborato: dalla ferita emotiva più sagace, all’ultima parola detta di fronte al telegiornale del lunedì intorno al tavolo, all’ora di cena. Bisogna sapersi entrare, bisogna sapersi uscire.
(alle volte) quan’n m’innamòro 2022
ARTI VISIVE MISTE – GRAFIA
pagina Uno –
il gàtto, 2022
ARTI VISIVE MISTE – GRAFIA
Ho un gàtto, il mio gatto. Il mio. il mio? uno degl’uni gatti, un gatto pare. Parrebbe. Fa miao miao, così diciamo noi nella nostra umanoidità. Così s’i parli ognuno. Così ho cercato di parlar-gli con l’unica lingua che mi veste: la sintassi disastrata.
au-delà de la v[è]rité, 2023
ARTI VISIVE MISTE – GRAFIA
au-delà de la v[è]rité – un dialogo sul riflesso del sénti-m[en]to si propone d’essere una di quelle camere d’abitazione private, dove dialogando a ponte fra grafia italiana e le mescolanze esperienziali verbali di un autore musicale francese come Gims, si arriva spesso e volentieri a ridefinire la parafrasi attributiva di un senso. L’obiettivo del progetto proposto è quello di invitare chi guarda, realmente a vedersi oltre la coltre proiettiva della superficie riflettente. Ci sono luoghi e picchi di frequenza, dove il suono diviene afonico e le maggiori alterazioni esponenziali vocali screziano, precedendo lunghi silenzi dove la regola è una: quella della mutualità comunicativa e della replica nell’invisibilità.